Pensieri intorno a un Festival
Amo la poesia e ho sempre cercato di dedicarle uno spazio importante nelle mie giornate. Mi affascina l'etimologia della parola: poesia dal greco "poieo", creare, fare, fabbricare, produrre. Forse è per questo che mi piace costruire.
Nella sua eterna, meravigliosa e drammatica dialettica con la Natura anche la Civiltà è costruzione, di idee, di rapporti, di oggetti e di valori.
L'arte è uno dei risultati di questa dialettica, una finestra aperta sul nostro mondo, una finestra attraverso la quale possiamo veramente vedere (non più semplicemente guardare) e capire o meglio "sentire" noi stessi quali realmente, senza maschere, siamo.
...Le parole portano le loro cose...non c'è più tempo per tentennare, per fingere, per accettare un'arte che sia solo un "bell'oggetto" poichè, come spesso mi ricorda l'amico e poeta Franco Bulega, "arte non è un bel centro tavola di pizzi e merletti, ma è costruire un tetto, tegola dopo tegola per ripararsi quando fuori è tempesta".
Essere musicista oggi, in tempi non certo favorevoli alla cultura ed alle cose dello spirito (ma forse proprio per questo assai stimolanti), significa anche essere consapevoli delle responsabilità relative alle fondamentali scelte di artista e dedicarsi senza risparmio per creare spazi ed occasioni affinchè la musica possa continuare a vivere, per aiutarci a vivere, a non morire di fame.
E i sogni, a volte e più spesso di quanto crediamo, si avverano.
Così, il progetto relativo alla creazione di un Festival internazionale all'interno di una città di grande tradizione musicale come Parma, ha preso forma, da principio e per molto tempo solo nei miei pensieri ed ora, finalmente, grazie anche all'impegno comune della Fondazione Monte di Parma, dell'Assessorato alla Cultura-Teatro Regio e del Teatro Stabile, è diventato realtà.
Questo festival si presenta come un organismo duttile, elastico, situato verso "immaginarie frontiere", cioè in luoghi musicali aperti, ai confini tra diverse esperienze sonore e culturali, maturate e ricercate attraverso l'assorbimento di molteplici tradizioni e linguaggi: il jazz, la musica improvvisata, la musica occidentale, le musiche etniche.
ParmaJazz Frontiere vuole soprattutto rifuggire da una concezione "museale" o revivalistica della musica; si presenta così come momento di produzione musicale originale, sia attraverso alcune commissioni inedite affidate ad artisti internazionali, sia attraverso la presentazione di progetti musicali particolarmente significativi.
Questo festival si caratterizza anche per l'apertura di uno Spazio destinato a musicisti appartenenti ad una nuova generazione affinchè abbiano la possibilità di far ascoltare la propria voce.
Non vorrei farmi sfuggire questa occasione per ringraziare sinceramente tutti coloro che hanno condiviso il mio entusiasmo per l'avventura umana ed artistica che abbiamo intrapreso: senza questa generale condivisione di "croci e delizie" e senza l'impegno totale da tutti profuso per l'organizzazione del Festival non sarebbe stata possibile. Grazie a tutti voi.
Abbiamo coinvolto Verdi come "nume tutelare" in parte perchè simbolo della città ma soprattutto per non lasciarlo a casa proprio in occasione di questa grande festa... non ce l'avrebbe davvero perdonato...
Ma ora è finalmente venuto il momento di lasciare il posto alla magia della musica che, per dirla con Charlie Parker, "speaks louder than words".
Benvenuti alla prima edizione di ParmaJazz Frontiere e buon ascolto.
Roberto Bonati
Artisti
Neji, Gianluigi Tovesi Octet, Antonio Zambrini Trio con Alessandro Benassi,
John Taylor, Giorgio Gaslini Globo Quartet, Louis Sclavis Trio,
Andrea Dulbecco - Pierre Favre - Fulvio Maras - Anthony Moreno