La "necessità" di un Festival
È da quando l'ultima nota dell'ultimo concerto di ParmaJazz Frontiere '96 si è spenta tra gli applausi del teatro che voglio, pubblicamente, dire grazie a tutti coloro che hanno reso possibile la creazione di questo festival. E questa mi sembra una occasione da non perdere. Scripta manent. Desidero innanzitutto ringraziare i musicisti, l'Assessorato alla Cultura, i teatri, la Fondazione Monte di Parma, la stampa e tutto lo staff organizzativo che ha gestito, con grande impegno e professionalità, una mole di lavoro davvero immensa. Ma il mio ringraziamento è rivolto in particolar modo al pubblico che lo scorso anno con la sua partecipazione entusiasta ha sancito la nascita di ParmaJazz Frontiere consentendo alla manifestazione di diventare, da subito, non solo una importante realtà artistica nel panorama italiano ed internazionale, ma anche una vera "festa" per la città.
Anche in questa edizione il festival si è proposto di invitare e presentare musicisti e progetti "di frontiera", mantenendo così fede al suo proposito centrale che è quello di far conoscere e privilegiare realtà artistiche provenienti da origini molto diverse tra loro, sia in senso geografico che spirituale, favorendo così l'integrazione tra le forme artistiche. Proprio da questa necessità di confronto e di abbattimento delle barriere tra i generi, nascono, nell'avventuroso terreno della musica improvvisata, i tanti appuntamenti delle tre giornate: la serata "mediterranea", con le melodie di Napoli affiancate a quelle di Tunisi, la partecipazione dell'orchestra d'archi della Fondazione Toscanini, la collaborazione di musicisti italiani, francesi e statunitensi, ed i due progetti di danza e musica. In linea con quanto è iniziato lo scorso anno, il festival ha avuto, nei giorni precedenti, un preludio di quattro concerti in vari locali cittadini (Circolo M. Lupo e La bttiglia azzurra) ed ha mantenuto, con la speranza di ampliarlo lo "spazio nuove proposte" per dare la possibilità a giovani artisti emergenti di far conoscere il proprio lavoro all'interno di una importante rassegna. Una delle novità di questa seconda edizione è l'apertura di un nuovo spazio, il Salone delle Feste di Palazzo Sanvitale, che viene utilizzato per un concerto domenica 26 mattina. Questa iniziativa è stata realizzata nella prospettiva che le prossime edizioni del festival abbiano una sede centrale al Teatro Due e molti altri concerti dislocati in vari luoghi della città.
Ma ora, prima di lasciare il passo alla musica perchè invada i nostri cuori, voglio dirvi ancora una piccola cosa. Io sono molto felice della nascita di questo festival soprattutto perchè credo che il suo buon inizio abbia in qualche modo dimostrato che l'arte, quando è sincera e animata da passione, non ha sempre bisogno, come molti pensano e vorrebbero convincerci, di "nomi di copertina" per raggiungere l'animo delle persone ed ottenere l'attenzione del pubblico.
Rilke nelle "Lettere a un giovane poeta" dice che l'arte è tale "solo se nasce da necessità". E allora mi viene in mente che forse il "successo" di ParmaJazz Frontiere ia anche dovuto a questo: alla necessità ed all'urgenza espressiva che lo hanno fatto nascere.
A tutti voi buon festival.
Roberto Bonati
Artisti
Anna Boschetti e Roberto Bonati, Anouar Brahem e Lassad Hosni, Orchestra d'Archi della Fondazione A. Toscanini con Bruno Tommaso, Lorenzo Gasperoni Mamud Band, Claudio Fasoli - Michel Benita - Aldo Romano, Twelve Chances Ensemble di Riccardo Luppi, Franco D'Andrea, Raffaella Giordano e Vincenzo Mingiardi, Enrico Pieranunzi Trio, Oregon