ingresso: Intero € 12,00 Ridotto € 8,00 Gruppi minimo 5 persone € 6,00 Professional (operatori del settore)
Drammaturgia, imagoturgia | Francesco Pititto
Installazione e composizione | Maria Federica Maestri
Musica | Roberto Bonati
Interprete | Carlotta Spaggiari
CRINE_ERMENGARDA ORATORIO
da Adelchi di Alessandro Manzoni
Dopo Dante e Pasolini, il Progetto Speciale di Lettura sarà dedicato nel 2023 ad Alessandro Manzoni, di cui si celebreranno i 150 anni dalla morte (1873) e prevede la realizzazione di: Crine Ermengarda_Oratorio, opera performativa e musicale che vede insieme all’interprete sensibile Carlotta Spaggiari, l’esecuzione live di Roberto Bonati, e una grande videoinstallazione de I Promessi sposi, e letture, incontri, seminari per esplorare la contemporaneità del più grande autore della letteratura italiana. L’intero progetto è curato da Maria Federica Maestri e Francesco Pititto.
Con Crine, nuova riedizione performativa ispirata all’Adelchi di Alessandro Manzoni, Maria Federica Maestri e Francesco Pititto rimettono al centro della propria indagine performativa l’autore fondativo della letteratura italiana per provocare una riflessione profonda sulla potenza poetica e la retorica della lingua italiana. La messinscena_oratorio sarà un’emanazione poetica della tragedia manzoniana, il motus per un'attenta riflessione teorica sulla contemporaneità di un’opera complessa e dimenticata della nostra letteratura drammatica.
In questo nuovo progetto scenico si sostanzia la ricerca pluriennale di un “verbo” pedagogico che renda le persone neurodivergenti in grado di esprimere le emozioni silenziate attraverso le stimolazioni drammaturgico-sensoriali dell’esperienza teatrale. Attraverso questo processo si ribalta la prospettiva dalla quale guardare alla sensibilità: gli apparenti limiti cognitivi e comportamentali delle persone sensibili non sono più sintomi di un deficit patologico ma divengono elementi da elaborare e tradurre in linguaggio estetico contemporaneo, attraverso il confronto e l’agone - anche fisico e vocale - con i classici.
Dell’Adelchi è la figura di Ermengarda ad essere trasdotta in immagini drammaturgiche che delineano corpi femminili di irriducibile bellezza, mai sottoposta al vincolo del convenzionale. Il rimando manzoniano impone una riflessione/rifrazione sulla forza oppositiva della rinuncia al corpo fino al delirio mortale contro la brutalità del cliché.
Ermengarda è amore psicofisico, la ferita dell’abbandono è nel corpo e nello spirito, il dolore trasfigura e cementa l’eroina rendendola muta e dura alle richieste del vivere normale.
Margrete dal Faust di Goethe, Antigone di Hölderlin, Pentesilea di Kleist, Rosaura di Calderón de la Barca, Ofelia di Shakespeare, Lucia e Gertrude di Manzoni, Didone di Ovidio e molte altre figure di donna si sono sovrapposte le une alle altre, nel tempo teatrale, fino a comporne una sola, grande monumentale come un’installazione di Christo – il grande artista statunitense di origine bulgara - sotto la quale c’è solo il vuoto, la solitudine e la libertà come pura aria.’
Ermengarda diventa epifanìa d’incontro di molteplici storie vissute, d’amori infranti, sospesi, rimandati, dimenticati, imposti e liberati, figura portante di sequenze filmiche scandite come versi settenari di un coro tragico del tempo presente. L’Ermengarda manzoniana rappresenta il culmine esistenziale e teatrale della remissione che le deriva dal rifiuto cui la condanna Carlo Magno, rendendola vittima innocente di una sofferenza impotente e spersonalizzante. L’epilogo della tragedia è il suicidio come gesto di estrema sottrazione dal sé e dal dolore dell’esistenza.
Ecco un’altra figura di donna che ama fino alla morte e nel delirio d’amore comunica direttamente al Cielo lo stupore mortale di fronte al proprio abbandono. Ermengarda dell’Adelchi manzoniano non si arrende alla realtà della Storia, quella che i potenti maschi decidono, ma si concede totalmente al proprio sentimento, all’intima storia di amante che tutta la passione contiene, nel non detto, nel non dichiarato, nella casta costrizione dentro al proprio Io. E, come una Pentesilea delirante e lieve, lascia che Eros e Thánatos la conducano per mano oltre il margine della vita. Il coro, in soggettiva, non può che descrivere il suo ricongiungersi alla Natura intonando un requiem in progress davanti al suo corpo muto. Soltanto una sensibilità d’attrice altrettanto potente e lieve può esperire, senza finzione, un tale culmine di pathos e forza espressiva.
Nell’Adelchi la Storia è contemplata attraverso il dramma interiore dei protagonisti, sublimato in una visione religiosa della vita. Adelchi ed Ermengarda sono spiriti ricchi di contrasti fra ideali e sentimenti - la pace e la gloria per il primo, l'amore ancora vivo del marito per la seconda. Vivono per alti e nobili ideali, comprendono le angosce e sofferenze degli altri e trovano solo nella morte la piena realizzazione della loro complessa e travagliata personalità. Adelchi, prima di morire, dirà che sulla terra "non resta che far torto o patirlo": si tratta del tipico pessimismo giansenistico, a cui si può opporre una concezione provvidenziale del dolore, la sofferenza è un dono di Dio poiché prova che non si è fatto il male.
Ermengarda è incarnata dalla giovane attrice sensibile Carlotta Spaggiari. Formatasi nei laboratori teatrali di Lenz rivolti a persone con disturbi dello spettro autistico, è stata protagonista e straordinaria interprete di numerose creazioni performative dell’ensemble di Parma: esordisce nel ruolo della Monaca di Monza bambina ne I Promessi Sposi (2013) e successivamente è protagonista dell’Adelchi (2014) trasfondendosi nel corpo-martire di Ermengarda; attraversa le fantasmagorie ariostesche come Angelica ne Il Furioso (2015-2016); è performer ne Il Paradiso di Dante e Aktion T4 (entrambi del 2017), poi magnifica interprete di Cassandra nell’Orestea di Eschilo (2018-2021); è tra le/gli interpreti del grande affresco calderoniano de La vita è sogno (2021) e coprotagonista nella recente messinscena di Catharina von Siena (2022) opera del visionario drammaturgo romantico Jakob Lenz.
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