ingresso: a invito
ARENI AGBABIAN
voce e pianoforte
“Il prolungato sostegno della Dallara al ParmaJazz Frontiere Festival è dovuto alla consapevolezza dell’alta qualità della proposta, che può attirare nella nostra città appassionati, conoscitori o curiosi di questo genere musicale. In particolare, nella “Stanza per Caterina” troviamo ogni anno un “luogo” ideale per ricordarla in maniera collettiva ma intima, con un concerto di musica all’avanguardia ed evocativa come quella che lei apprezzava. Anche questa volta conosceremo l’espressione musicale intensa di artisti, tramite i quali aprire i sensi e la mente all’inusuale che ci stupisce. Siamo grati al Maestro Bonati ed agli organizzatori del Festival per questa preziosa opportunità”.
Angelica Dallara
Areni Agbabian, giovane cantante e pianista statunitense di origini armene, ha recentemente debuttato con la casa discografica ECM di Manfred Eicher grazie a Bloom, un disco aperto da un tratteggio all’unisono, poche note distillate tra il pianoforte e la voce che sussurra l’incipit del primo brano “Patience is more important now...”. Un esordio che restituisce bene l’estetica di questa artista, raccolta in questa incisione realizzata sotto la guida dello stesso produttore tedesco in una sessione di registrazioni tenuta nell’ottobre del 2016 presso l’Auditorium della RSI di Lugano. Il clima generale del disco è nutrito dal pianismo morbido e controllato di questa artista che, cresciuta accanto al pianista jazz armeno Tigran Hamasyan, in questo Bloom rivela un’originale capacità di disegnare diciassette brani come una distesa di piccoli tasselli musicali: ora racconti più dispiegati, come la composizione che apre il lavoro – composta da due parti, la già ricordata “Patience is more important now...” e “A time to be with you as a time to pray” – ora da frammenti appena accennati, come i brevissimi “Rain Drops” e “Whiteness” che portano la firma dello stesso Eicher. Un mondo sonoro uniforme e riflessivo, attraversato con passo lieve dalla voce di questa artista che si nutre di rimandi alla tradizione musicale della sua terra di origine, richiamata direttamente da melodie tratte dal folklore armeno quali “Anganim Arachi Ko”. Un immaginario musicale suggestivo, plasmato attraverso la materia musicale timbrica e coinvolgente restituita dalla voce e dal pianoforte della Agbabian grazie ad un gusto interpretativo assieme colto, misuratamente delicato e stilisticamente trasversale. Anche in questa dimensione solistica, l’artista rilegge il ventaglio tematico esplorato in Bloom, restituendolo attraverso una rinnovata e intima dimensione espressiva.