Doppio appuntamento: Francesco Martinelli - Giancarlo "Nino" Locatelli

ingresso: Libero con possibilità di donazione

artisti

Francesco Martinelli

Giancarlo "Nino" Locatelli| clarinetto basso, campane

Francesco Martinelli
Conversazioni con Steve Lacy - A cura di Jason Weiss, traduzione italiana di Francesco Martinelli

Presentazione del libro a cura di Francesco Martinelli e Alessandro Rigolli

Trentaquattro interviste che coprono l’intero arco della carriera di Steve Lacy, dal 1959 al 2004, apparse in riviste di jazz americane ed europee ma anche inedite, per illustrare la straordinaria evoluzione della carriera e del suo pensiero musicale. Completano il volume una sezione di scritti autobiografici e artistici con vari inediti – riprodotti nella nitida calligrafia dello stesso sassofonista – le partiture autografe di tre canzoni su testi poetici, una discografia consigliata e molte foto storiche. Se oggi il sax soprano è onnipresente sui palchi del jazz lo si deve alla curiosità musicale di Steve Lacy, il cui esempio spinse Coltrane a imbracciare il sax dritto. Ispirato da Sidney Bechet, Lacy ha suonato giovanissimo a New York con i grandi del jazz tradizionale come Rex Stewart e Henry “Red” Allen. Dopo l’incontro con Cecil Taylor e Thelonious Monk, si dedica a sviluppare la propria musica continuando a collaborare con una vasta gamma di musicisti, dal trombonista Roswell Rudd all’arrangiatore Gil Evans da Mal Waldron e George Lewis a Misha Mengelberg, Evan Parker, Joelle Léandre e Alexander von Schlippenbach. Lacy ha vissuto a Parigi dal 1970 al 2002 quando venne invitato al Conservatorio di Boston a insegnare, e nella città americana ha trascorso gli ultimi due anni di vita onorando fino all’ultimo i suoi impegni.

A seguire

Giancarlo "Nino" Locatelli suona Steve Lacy

“Il mio rapporto con la musica di Steve Lacy non è occasionale. È stata per me la “porta” più congeniale per entrare nel jazz e fino al 1996 ne sono stato immerso quotidianamente. Poi per circa dieci anni, seguendo un bisogno di esplorare la materia prima della musica, il suono, mi sono dedicato quasi esclusivamente alla pratica della musica improvvisata. Dal 2009, col titolo So Long!, ho presentato varie volte (il 25.01.11 anche a Battiti, RAI Radio 3) un solo su sue composizioni utilizzando il clarinetto basso.

Nell’estate 2013, in montagna, ho registrato il solo utilizzando il clarinetto in Bb trovando una dimensione spoglia, nuda e cruda che, a mio parere, segna un punto importante nel mio personale processo con la musica di Steve. 

Quello che cerco e ho cercato di fare è ben spiegato in una descrizione della musica di Atsuya Okuda (shakuhachi, flauto giapponese): “His belief is that each piece and each note is complete in itself, and that one must set the mind in a state in which there is no audience and no performer. Each note is approached with originality as if it played for the first time – from this stance the union of new and old emerges.”