Il filo non è ciò che si immagina. Non è l’universo della leggerezza, dello spazio, del sorriso.
È un mestiere.
Sobrio, rude, scoraggiante.
E chi non vuole intraprendere una lotta accanita di sforzi inutili, pericoli profondi, trappole,
chi non è pronto a dare tutto per sentirsi vivere, non ha bisogno di diventare funambolo.
Soprattutto, non lo potrebbe.
Philippe Petit, Trattato di funambolismo
L’amico e fotografo Pietro Bandini, da molto tempo visionario creatore dell’immagine del festival, ci propone quest’anno una foto densa, viva, in movimento plurale. Una foto che può essere molto significativa per noi e forse questo Pietro non lo sa, ognuno vede se stesso nelle foto.
Subito potremmo essere tentati di soffermarci sulla figura di donna che scivola via, che sfugge sensuale in un’altra stanza (in un’altra vita?) e si nasconde al nostro sguardo. Ma succede spesso che donne e uomini lascino una stanza, scivolando via in silenzio.
Ciò che è meno frequente è che lo facciano portandosi dietro un filo giallo e, davvero raramente, che seguano un filo per uscire dal labirinto della loro vita.
Anna Boschetti ha preso questo filo tra le mani, ci ha adagiato sopra un suono e ci ha cucito un nome per questa XXI edizione. Questa sua intuizione mi ha suggerito l’immagine del funambolo. Di come sul filo corra insieme al suono, con tutta la sua meraviglia, la nostra stessa vita, coi nostri desideri e le nostre passioni. Nel rischio che comporta vivere come funambolo.
Poi c’è una finestra, spalancata, da cui entra una luce bianca.
Una bella metafora questa foto, di questo festival e delle nostre vite.
Grazie Pietro.
Roberto Bonati
Dominique Pifarély Quartet, European Academy Ensemble, Stefano Zenni, Roberto Dani, Sidsel Endresen & Stian Westerhus, Cartoons, Anja Lechner, Luca Perciballi, Chironomic Orchestra / Roberto Bonati, Francesco Martinelli, Nino Locatelli, Marco Remondini