Siamo a venti
Siamo a venti. In un attimo.
Vent’anni di un festival che già dal nome ha voluto abitare un territorio di frontiera, creando un terreno fertile d’incontro tra i linguaggi, con gli artisti, con la gente. Vent’anni in cui quello che sembrava “non possibile” è stato.
Vénti Anni ma anche Vènti Migranti, venti che ci portano un altro mondo e che, come tante volte nella storia, mescolano i popoli e le culture. E sono a volte venti violenti, venti che sradicano, che si abbattono sulle case, sulle vite delle persone, sulle famiglie e sulle loro storie, nei deserti assolati e tra le onde di questo nostro mare, che insieme unisce e divide.
Se da lontano queste vite ci sembrano una massa indistinta, man mano che ci avviciniamo scorgiamo tante storie individuali, ognuna diversa, grandiosamente piccola e fragile. Però i venti portano semi, nella fatica del viaggio, nella pena quotidiana, nella gioia laboriosa del poter costruire, del potersi ricostruire, del riuscire a predisporre noi stessi a una non semplice condizione di accoglienza che non deve, non può essere solo dare un letto e un riparo, bensì creare un’integrazione proiettata nel futuro. Mi sono chiesto cosa sarà di questo festival, come si modificherà, dove i venti migranti ci porteranno. Ecco, mi interessa oggi guardare al futuro, con la storia di questi venti anni ben impressa nel cuore. E allora vi dico cosa vorrei per il futuro, vi voglio raccontare i miei desideri.
Nella triade produzione / formazione / ospitalità le prime due sono state da sempre il centro dell’attività di ParmaFrontiere e del festival, spesso si sono vicendevolmente coniugate. Anche quest’anno abbiamo diverse nuove produzioni e molte coinvolgono giovani musicisti come la creazione che vede protagonisti, nel doppio ruolo di compositori ed esecutori, studenti provenienti da cinque scuole europee (Oslo, Göteborg, Copenhagen, Stavanger e il nostroConservatorio “Boito”) che hanno aderito con entusiamo alla nostra proposta.
Questo vorrei, che in ParmaFrontiere potesse crescere la partecipazione di giovani artisti, anche a livello progettuale e organizzativo, che nel futuro la produzione potesse divenire sempre più l’attività prevalente e che il nostro progetto di incontro e di confronto tra i linguaggi artistici potesse essere sviluppato.
A fronte del fatto che negli ultimi cinque anni il sostegno economico al festival e alla Cultura in genere ha subito un ridimensionamento radicale, tutto ciò può sembrare un delirio visionario. Ma noi stiamo con chi sogna.
Roberto Bonati
Artisti
Oregon, Sandra Cartolari Sextet, ParmaFrontiere Orchestra, Mark Turner Quartet, Giulio Visibelli & Pino Ninfa, Susanne Abbuehl & Matthieu Michel, Django Bates' Belovèd, Pampa Pavesi, Tor Yttredal & Vigleik Storaas, Flavio Minardo & Simone Mauri, Giulia Crespi - Gabriele Fava - Roberta Baldizzone - Giacomo Marzi - Oscar Abelli, ¡mAgRO?, Giulio Stermieri Stopping Trio, The Leaping Fish Trio con Fabrizio Puglisi, Roberto Bonati & Marco Matteo Markidis, Francesco Orio, Gianluigi Trovesi & Marco Remondini, Alberto Tacchini - Space of Waiting